mercoledì 31 gennaio 2018

"Espiazione", 3a Parte


«P-perché ti sei… spinto a tanto?» esclamò quando le lacrime ormai si erano essiccate.


«Per il nostro futuro. Ho scoperto la verità, Lenu. Ci hanno mentito per tutto questo tempo. Solo menzogne. Le nostre ricerche mi hanno mostrato la luce…»


“Era tutto iniziato per puro caso, per una scoperta del tutto casuale. Uno dei tanti ritrovamenti del Ramo di Ricerca Storica. Dopo un’iniziale entusiasmo, i Master Cercatori[1] avevano perso interesse, aggiornando i testi dei nuovi glifi e degli scritti ritrovati. L’attenzione fu ripresa da lui, da Mainer, Master appartenente al Ramo di Tecnica e Magia. Legati da una salda amicizia, aveva finito per incuriosirsi e partecipare attivamente agli studi. Scoprirono così di un antico rito, un rituale per donare la magia alla terra. Ciò che però li aveva veramente catturati era la possibilità di un processo inverso. Scavarono e analizzarono minuziosamente, cercando di comprendere i contorti riferimenti che si nascondevano in quegli scritti e, dopo ben tre anni di fallimenti e fatiche, trovarono la risposta: gli alberi di Tirtirc[2]. L’antica e famosa foresta, attraverso un lungo e difficoltoso processo, poteva permettere di creare strumenti atti a distribuire la magia anche a chi non poteva disporne.

Per Mainer sembrò un miracolo, una rivoluzione. Per Lenu un pericolo inaspettato. Pregò e provò con tutte le forze a mantenere segreti il più a lungo possibile i loro risultati, ma fu tutto inutile. La Federazione fu invasa da supposizioni, da pettegolezzi, da teorie e alla fine la situazione peggiore ipotizzabile si andò a realizzare. La notizia giunse alle orecchie della corte imperiale. Attraverso l’autorità del Sommo, le ricerche furono sospese e proibite. Ripensò più volte a quello che avrebbe potuto e dovuto fare. Perché improvvisamente il loro legame si era così sfaldato? Perché proprio in quel momento? Avrebbe dovuto stargli accanto e convincerlo a lasciar perdere.

La Famiglia Devenion, in cui Mainer era il fratello del capo-famiglia, prese, però, la scellerata decisione di continuare segretamente le ricerche, allontanando il Master dalla Federazione con una falsa missione di protezione. L’intenzione, almeno da quanto si venne a scoprire dopo, era di usare i Misfer, così erano chiamati negli antichi testi, per generare soldati non-maghi in grado di usare l’Energia del Mondo. Il fine era semplicemente la creazione di un nuovo esercito e infine la successiva conquista delle Terre Barbare. Qualcosa, però, andò nel verso sbagliato: i contatti con il capo-famiglia e con la villa della Famiglia furono perduti qualche mese prima e dopo alcune indagini la verità venne a galla.”


“Avrei dovuto fare qualcosa… Avrei dovuto capire che non avresti rinunciato. Anzi… forse, in cuor mio, lo sapevo. Eppure, non ho fatto nulla. Tutto questo…”


«… è colpa mia» sussurrò, interrompendo il monologo di Mainer sui misteri che aveva svelato.


«Non dire così. Tutto questo non ha alcun significato, Lenu. Fuggiamo insieme. Ti racconterò ogni cosa, nel dettaglio. Spazzeremo via chiunque non voglia crederci, qualunque folle voglia opporsi al mondo che forgeremo.»


Lo sguardo del Master dalla tunica celestina, però, fu inequivocabile. Lenu, ormai, era determinato. Avrebbe posto fine a quella pazzia.


«Perché non vuoi ascoltarmi… ? Non aneli anche tu alla verità?!»


Mantenne lo sguardo fisso negli occhi di Mainer. Il traditore, un tempo suo amico, rimase turbato, come se non fosse in grado di comprendere il suo diniego. Fu con un brivido di odio che arrivò a una conclusione.


«Tu… tu sapevi?!»


Master Lenu non negò. Il pericolo che aveva intuito era stato quanto mai giusto: che quel segreto potesse venir scoperto era una possibilità che avrebbe voluto capire prima di scendere tanto in profondità in quelle ricerche. In gioco non vi era solo l’onore delle Dodici Famiglie, la stabilità del loro mondo correva un rischio che l’Imperatore e il Sommo avevano ampiamente previsto.

Le fiamme di collera turbinarono in due colonne di tale intensità che lo costrinsero a prendere le distanze. Ebbe solo un istante per intravedere il volto trasfigurato dall’odio di Mainer, poi numerose lingue di fuoco cercarono di raggiungerlo. Evitò quanto poté, continuando a muoversi. Esplosioni e rombi riempirono la Dovnus; Mainer, pur di straziare il suo nemico, distrusse il Dovnull[3] e gran parte delle altre pedane.

Per Lenu fu una fuga continua. Cercò invano un varco, un breve momento di distrazione per avvicinarsi, ma non gli fu concesso; i suoi spostamenti, inoltre, divennero sempre più limitati dai fuochi che continuavano ad ardere tra i crateri che ormai tappezzavano il pavimento. Fu questa sua incapacità, alla lunga, a renderlo un bersaglio facile: mentre continuava a rimanere in movimento, concentrato nella sua ricerca dell’occasione per avanzare, non si accorse di una colonna di fuoco che lo aveva raggiunto dall’alto; era finito per rimanere disorientato dalla distruzione e dai suoi continui movimenti.

Fu scaraventato via, senza essere colpito direttamente, ma con il braccio sempre più dolorante e una gamba lievemente ferita. Strinse i denti con forza e tra gli spasmi di dolore si alzò. Non voleva cedere. Quello era l’unico modo rimasto per trovare il perdono, per cercare di alleviare quel peso insopportabile, quell’orrido mostro che, fin da quando aveva saputo della missione per eliminare tutti i membri della Famiglia Devenion coinvolti, non aveva fatto altro che ingigantirsi.


“Maledizione… maledizione… maledizione. Non ti lascerò morire per mano di qualcun altro!”


«Ehi, Master! Vuoi una spinta?» urlò una voce alle sue spalle, dopo un fragoroso boato.

[...]




La scoperta tanto paventata da Lenu è stata citata già in altre cronache. Per essere svelata, però, bisognerà attendere ancora molto, tuttavia, è giusto confermare che il pericolo, che il Sommo, l'Imperatore e altre cariche imperiali vi vedono, è tutt'altro che esagerato.
La prossima settimana ci sarà il finale di questo racconto, che sarà, per così dire, scoppiettante. Non perdetevelo!
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A presto e stay tuned 😁😉.



[1] È l’appellativo che viene comunemente dato ai Master legati al Ramo di Ricerca Storica.

[2] Sono alberi molto rari e presenti solo nelle vicinanze del Lago del Primo Re. La loro particolarità, come anche il loro esiguo numero, è dovuta alla mole spropositata e alle gigantesche e in parte superficiali radici, capaci di creare, negli esemplari più antichi, veri e propri labirinti di legno.


[3] L’altare vicino al drappo è definito “Il Cuore dell’Enunciazione”. Era il luogo dove, il capo-famiglia, secondo antichi riti e tradizioni bavarieni, leggeva ai giovani rampolli le leggende, le gesta e i segreti della Famiglia.

lunedì 29 gennaio 2018

L'ECONOMIA IMPERIALE: I TERRITORI DELL'IMPERATORE

[L'IMPERO]

Fin dall'assestamento definitivo dell'Impero, questi territori centrali furono pensati per essere una proprietà esclusiva dell'Imperatore e della sua corte. L'intento era di mantenere una dovuta indipendenza di Sua Maestà, così da non far indebitare, in futuro, la corona con le Dodici Famiglie, che finirono per accaparrarsi terre, rendite e ricchezze non indifferenti, tanto da renderle tuttora estremamente ricche. Proprio per questa singolare situazione, le pianure centrali furono rinominate come le "Pianure dei Dragarsc", ovvero la nobile dinastia dei regnanti di Baverie e dell'Impero.
La popolazione che abita questi luoghi vive in una sorta di mezzadria, sottoposta a un contratto direttamente con la corte imperiale. È considerato, e non a torto, come una delle regioni più immutabili nell'Impero: gli scambi commerciali si concentrano nelle zone vicino alle quattro grandi città, il resto vive semplicemente continuando a rispettare questo contratto di mezzadria.
Proprio Ucrim, Tern, Militem e Shold rappresentano quattro realtà semi-indipendenti, che attraverso i loro governatori hanno finito per creare una propria autonomia, così da liberarsi del gravoso accentramento della corte di Lucem.
La Capitale, il cuore pulsante dell'Impero, controlla come un'ombra soverchiante tutto ciò che la circonda, a tal punto che, per avvicinarsi a Lucem è necessario avere permessi speciali e superare numerosi controlli degli avamposti e delle ronde della Guardia Imperiale. Questa terra è considerata come la più sorvegliata di Ethusa e, da 600 anni, non ha più conosciuto piede straniero.
Fin dalla prima diffusione della moneta imperiale, nei territori centrali il baratto è stato bandito per legge.
Infine, una curiosità: si narra, spesso, che la Torre di Luce sia visibile dai quattro angoli di questa regione, ma è solo una mistificazione; la reggia dell'Imperatore e della sua corte, infatti, è da secoli protetta da un velo di invisibilità che viene costantemente rigenerato dai Master della Federazione. Solo chi raggiunge le porte della Capitale può cominciare a intravederla.

E con quest'ultima "rassegna", chiamiamola così, si chiude il capitolo sulle singole "province" imperiali. Ci sarebbe molto altro da aggiungere, e alcuni temi verranno approfonditi da altri post e dalla Storia principale, tuttavia il prossimo argomento sarà sull'economia e sulla società zheltiana.
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venerdì 26 gennaio 2018

Tommer

È un Master che fa parte della guarnigione alla fortezza di Mitt. Gli viene affidato Amer da Etan momentaneamente... [Appendice, L'Impero di Luce]

Le iniziative di questo personaggio, che alla fine risulteranno essere del tutto personali, finiscono per mettere in moto eventi che, sicuramente, avrebbe preferito evitare. Lo definerei un personaggio secondario che finisce per avere un breve spazio in questa storia. Il suo presente, purtroppo, è fatto di riampianti e se fosse stato presentato appena una quindicina di anni prima il suo carattere sarebbe stato così diverso da far pensare di avere davanti un'altra persona. Pur recriminando spesso su quanto abbia lasciato veramente poco "dietro di sé", Tommer finirà per lasciare una traccia indelebile in Amer.

Nascita: 21° giorno del mese di Piuliat.
Età: 67
Altezza: 1.57
Provenienza: Ucrim, Territori dell'Imperatore, Impero.
Aspetto: ha la schiena incurvata e leggermente ingobbita, capelli e barba bianca, che lo fanno sembrare più vecchio di quanto effettivamente sia; ha occhi verdi, con striature giallastre, che sono capaci di incutere rispetto in chi vede soltanto un vecchio indifeso.
Appartenenza: /
Citazione: "Mentre si addormentava, sognò la sua defunta compagna. Si trovavano nel loro appartamento a Ucrim e stavano per mangiare, ma a tavola era apparecchiato per tre persone. Fu con somma sorpresa, e con qualche lacrima nel sonno, che vide Amer sedersi accanto a lui e sorridergli come il figlio che non aveva mai avuto." [IX - Spostamenti, L'Impero di Luce]


Tra le Cronache ci sarà spazio per un racconto su di lui e il rapporto che si creerà con il Comandante della Fortezza di Mitt, Atlem. È curioso annotare che Tommer era uno di quelli definiti come "Maghi completi", ovvero nascituri da una coppia di maghi. 
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lunedì 22 gennaio 2018

L'ECONOMIA IMPERIALE: LA SATRAPIA DEL SUD

[L'IMPERO]

Ufficialmente viene considerata come la "provincia" imperiale più ricca, tuttavia questo primato è da tempo stato sostituito dal lassismo, dalla lussuria e dall'avidità, che hanno cambiato notevolmente il volto della Satrapia.
Essendo la regione da dove "tutto ebbe inizio" è anche quella che nel breve, ma soprattutto nel lungo periodo ne ha beneficiato di più. Mercanti e commercianti, anche grazie alla vicinanza di Zhelt e Nhug, hanno trovato terreno fertile, costruendo una casta che è riuscita, infine, a rivaleggiare con l'aristocrazia.
Proprio a causa di ciò, nella Satrapia la situazione è variegata: le zone costiere sono in mano a mercanti e nobili che hanno finito per capire di quale ricchezza si privavano per orgoglio e, mentre la Pianura di Vedrec è appannaggio esclusivo del latifondo, il resto della provincia ha una forte alternanza tra ques'ultimo e piccoli e medi appezzamenti. La Pianura di Undar è diventata, invece, un nodo commerciale di notevole importanza, in cui, passando per le varie, piccole città che la popolano, è possibile trovare merci da ogni dove.
La zona orientale è finita per focalizzarsi su due centri abitati: Menpher, il più grande porto imperiale, e Tesla, Shoiu e quindi centro amministrativo della Satrapia.
Data la sua grande ricchezza, la Satrapia del Sud ha sostenuto pesanti migrazioni interne che, oltre a portarla a essere la "provincia" più popolata dell'Impero, l'hanno resa anche quella con la più alta fascia di poveri, generando nei pressi di molte città veri e propri sobborghi e quartieri improvvisati di disperati che hanno finito per causare non pochi problemi. Ed è proprio per questo problema che, più volte, il disordine pubblico ha provocato vere e proprie rivolte, quasi tutte finite con repressioni sanguinose e raccapriccianti. Ironico che, nelle decadi successive alla nascita dell'Impero, la Satrapia incorse nel problema opposto: data la repentina espansione dei territori bavarieni, l'aristocrazia e la popolazione emigrò a macchia d'olio, in cerca di benessere e ricchezze in altre terre, forti di essere i sudditi del "Conquistatore".
La moneta imperiale qui si è imposta da molto tempo, soppiantando completamente il baratto o qualunque altra forma di scambio.
Dai popoli stranieri racconti e leggende vengono raccontate su questa terra, mai raggiunta, fin dalla nascita dell'Impero, da un esercito invasore.


Come viene detto, la situazione attuale è lievevemente più decadente, soprattutto perché gli introiti commerciali dell'Impero si stanno spostando nella Satrapia dell'Est, dove il commercio con i Nhug si sta facendo sempre più florido e redditizio. Naturalmente, seppur ci sia questa condizione, rimane effettivamente la "provincia" più prospera dell'Impero.
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venerdì 19 gennaio 2018

Zet

È il vice di Atlem e anche una delle sue guardie personali. È legato al comandante da un grandissimo rispetto e da un forte legame di fedeltà... [Appendice, L'Impero di Luce]

Uomo dalla tempra forte e, fin da bambino, destinato alla carriera militare. È un personaggio che risulta essere marginale ma che, in un certo senso, "completa" Atlem. Zet, infatti, sebbene secondo il volere della famiglia fosse destinato a ben altri incarichi, quando incontrò il da poco promosso Comandante della Fortezza di Mitt finì per divenirne un fidato e, a lungo andare, stretto subordinato.
Questa sua integgerrima, ma non fanatica, lealtà lo porterà a scontrarsi con un destino forse ineluttabile...

Nascita: 13° giorno del mese di Vilis.
Età: 33
Altezza: 1.71
Provenienza: Dart Ser, Satrapia del Sud, Impero.
Aspetto: capelli folti, occhi verdi e fisico longilineo ma vigoroso; ha una ferita al petto, poco sotto il collo, coperta da  una catenina con una piccola sfera blu.
Appartenenza: Famiglia Devenion.
Citazione: "«È molto strano. I Barbari non hanno mai compiuto attacchi di questo genere. È un suicidio.»

«Sono solo bestie» sbottò Zet." [III - Battaglia a Mitt, L'Impero di Luce]


È interessante che la Famiglia Devenion non abbia mai deciso di ripudiarlo, consuetudine nella nobiltà quando un figlio finiva per ribellarsi al volere genitoriale o familiare. Alla fine dei conti ha servito Atlem, prima come semplice soldato nella guarnigione di Mitt poi come suo vice, per oltre diciasette anni.
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mercoledì 17 gennaio 2018

"Espiazione", 2a Parte




Raggiunsero uno spiazzo da cui era possibile sia accedere al secondo piano, attraverso un’ampia scalinata, e alla Dovnus. In lontananza sentivano rumori e fragori, segno che nel resto della villa la battaglia non era ancora conclusa.


«Master Lenu può fare una perlustrazione?» chiese il Tanreal, mentre gli si avvicinava.


«Posso provare.»


Si chinò e tastando il freddo della pietra con i polpastrelli cercò di farsi una visione dell’interno. Non gli fu possibile. Fu respinto da una forza esterna.


«Temo che non sarà così facile. Non ci faranno capire in quanti ci attendono lì dentro» esclamò il Relurg Estran.


«Purtroppo ha ragione. Suppongo che abbia preparato un Sigillo per schermare la sala.»


«Quindi vogliono giocarsela tutta nella Dovnus. Dovremo sfondare con la forza.»


«Non è consigliabile, Tanreal. Non posso dire se il Sigillo abbia altri “termini”. Potremmo finire in una trappola ancor prima di confrontarci con i nostri nemici.»


«Potrei pensarci io» si propose Ognan «Non sarà complicato distruggere la porta e il Sigillo se lo colpisco come ho fatto prima.»


Si misero a discutere. Lenu era contrario. Un’azione così dirompente avrebbe potuto anche causare danni seri alla struttura della villa. Sarebbero potuti morire tutti quanti. Il Tanreal, sebbene titubante, però, alla fine diede ragione all’agente del Token-Akrusteir.


“Non posso lasciarti morire così. Prima… prima… dobbiamo assolutamente parlare!”


Si incolonnarono, creando un corridoio umano che desse spazio di manovra al Relurg Estran. Gli sembrò quasi surreale quanto avvenne: dal nulla, attraverso una trasformazione repentina quanto accurata, si generarono due poderose braccia umane, proprio all’altezza delle spalle dell’inerme Ognan. Erano più grandi di braccia normali e, inoltre, non avevano alcun collegamento fisico con il corpo del proprio creatore. Sembravano semplicemente rimaste sospese.

Improvvisamente, la mano sinistra si piegò, si chiuse a pugno e iniziò ad ammassare energia, fino a rilasciare una fioca luce. A quel punto, il braccio si caricò e colpì le porte d’ingresso della Dovnus. Lenu cercò di coprire il volto dai detriti e dal fumo. Rimase solo qualche attimo interdetto e sorpreso da quel potere. Tornò a concentrarsi sul suo compito, sull’obiettivo che si era dato. Non ascoltò nemmeno l’ordine del Tanreal di caricare. Si slanciò con forza e in pochi passi, grazie alla Somagia, era già all’interno e aveva superato lo stretto e breve corridoio che permetteva di accedere al “Cuore” della villa: una sala circolare, dal soffitto che sembrava occupare persino il secondo piano[1] e dagli alti colonnati incassati nel muro che finivano per dividerla in sette diverse sezioni, ognuna delle quali permetteva di inoltrarsi in un'altra ampia sala dove vi erano le reliquie della Famiglia Devenion; al centro della sala vi era un enorme braciere e intorno ad esso un lungo anello di pietra, dove vi erano appoggiati tomi e pergamene; su tutto ciò, campeggiava, nel muro opposto all’entrata vi era un lunghissimo drappo verde smeraldo su cui vi era stilizzato l’Hublon[2].

Master Lenu, tuttavia, non si fece impressionare. Aveva già visitato una Dovnus. Aveva un unico obiettivo. Il suo percorso, però, fu subito intralciato da figure ammantate di nero, tanto da sembrare spiriti riportati dal mondo dei morti. Spettri che impugnavano lunghi bastoni lignei e da cui scaturirono fiamme scarlatte e mortali. Si salvò perché l’attacco fu totalmente caotico; nessuno ipotizzò che potesse riuscire a scansarsi e così ebbe il tempo di muoversi verso i primi nemici e, nello stesso tempo, di formulare l’Incantesimo:«Akru Isvegnus, Bolla Acuminata.»


Mentre correva e copriva le distanze, una bolla trasparente e luminescente si ingigantì, passando per dividersi prima in due sfere e poi in tre, l’una più grande dell’altra, e infine per venire tutte e tre inghiottite dall’ultima. La bolla, che si era librata in aria durante il processo, esplose quando Lenu si stava avvicinando al suo raggio d’azione. Centinaia di aghi colpirono e devastarono il terreno davanti a lui. Le fiamme e i traditori furono spazzati via dalla velocità e dalla potenza dell’urto. Non si guardò indietro e iniziò a fare il giro dell’immenso braciere centrale: il Relurg Estran, nel frattempo, tentava di fronteggiare le fiamme e di proteggere i soldati che avanzavano lungo la sala.


“Dove sei?! Dove sei?! Devi essere qui. Non puoi essere scappato!”


Non ebbe grosse difficoltà a raggiungere l’altro lato della Dovnus. I nemici si stavano muovendo lentamente, puntando a fermarli all’ingresso. Non avevano previsto che qualcuno riuscisse a sfondare la prima linea tanto rapidamente. La Somagia aveva molti usi e uno dei più utili era il potenziamento della mobilità nelle gambe. La maggior parte di quei fantocci non aveva nemmeno la minima idea di cosa fosse la magia.

Notò la sua figura quando il braciere glielo permise. Dall’anello di pietra si formavano progressivamente delle pedane rialzate sempre più grandi, l’ultima delle quali era enorme ed era vicinissima all’imponente drappo; sembrava un altare, tanto più che sopra vi era un costone di pietra rettangolare e una figura intenta a leggere e a sussurrare parole sfuggevoli e maledette.


«Maineeeer!» urlò a squarciagola mentre si avvicinava.


La figura incappucciata e dalla tunica stretta e avvinghiata al corpo si voltò. Un volto emaciato, dai capelli neri sfoltiti e ingrigiti, solcato da strani e terrificanti venature dalla tonalità amaranto. Rimase confuso e spaventato; persino i suoi occhi avevano perso il colore verde acceso per mutarsi in una colorazione violacea.


«Mainer… Oh dei.»


L’amico, però, non fu esitante quanto lui: si gettò dalla pedana rialzata diversi metri e generando delle fiamme dal braccio colpì il pavimento. La colonna di fuoco si diresse subito verso Lenu che fu in grado di spostarsi ma venendo colpito al braccio destro, abbattendo la barriera magica in un frangente rapidissimo. Fu gridando per il dolore e con grande forza di volontà che riuscì a formulare l’Incanto che salvò il suo braccio:«Akru esquien, Acque della Benedizione.»


Mentre il suo braccio veniva devastato dalle fiamme, vi passò sopra, a debita distanza, il palmo della mano da cui cadde del liquido che lentamente evitò il peggio.


“Chissà se riuscirò a muoverlo nuovamente.”


«Dovresti prestare più attenzione durante uno scontro, Lenu.»


Si irrigidì e, voltandosi, ebbe l’autentico timore di stare per essere ucciso. Non fu così.


«Mainer. C-che… cosa hai fatto?»


Le disse senza nemmeno rifletterci troppo. Era rimasto veramente sconvolto dalle condizioni dell’amico. Sapeva che il suo dovere l’avrebbe presto costretto a riprendere quel combattimento, ma non era riuscito a esimersi da quell’interrogativo, da quella futile e pretestuosa preoccupazione.

Il traditore lo fissò per qualche istante, pensieroso, poi, con uno sguardo lievemente triste, scostò la veste che aveva sotto la tunica e che era spaccata all’altezza del collo.

Il suo primo istinto fu quello di vomitare. Dopo qualche attimo di autentica e destabilizzante sorpresa, lacrime calde sgorgarono dai suoi occhi.


«Sei un totale idiota.»


Un’asta di legno era stata incastonata nel suo busto: la pelle sembrava essersi adattata al corpo estraneo e lo aveva parzialmente ricoperto e, in segno di totale fusione, era stata segnata da solchi di quella tonalità amaranto che finivano per arrivare fino al volto e che ricoprivano l’asta stessa. Il suo corpo pulsava energie che, secondo Lenu, tentavano di esprimere le forze che lo attraversavano, ma che, in realtà, si stavano semplicemente irradiando e stavano consumando Mainer. Fu una visione fugace, fin tanto che l’amico trattenne la veste, degna del peggior incubo possibile.

[...]




Questi bastoni, o artefatti magici se volete chiamarli così, hanno una loro comparsa diretta anche nella Storia principale. Ciò che celano, però, è ben più pericoloso e molto di quanto li circonda ha un interesse ben più importante.
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A presto e stay tuned 😁😉.




[1] In realtà, la Dovnus è la sala più alta e grande della villa e dall’esterno risalta inevitabilmente.


[2] È l’animale sacro della Famiglia, il simbolo legato all’antica leggenda che narra la nascita della Famiglia stessa. La bestia, rintracciabile solo in una zona della Satrapia del Sud, è quadrupede, dalla mole pericolosa e dalla coda rossa, ha il muso incassato nelle schegge verde smeraldo che caratterizzano la sua schiena, parte della pancia e delle gambe e che finiscono per nascondere gran parte del pelo e della pelle dell’animale. Le schegge vengono comunemente chiamate Devenion.

lunedì 15 gennaio 2018

L'ECONOMIA IMPERIALE: LA SATRAPIA DEL DESERTO

[L'IMPERO]

In conseguenza del particolare clima che suddetta Satrapia ha, la sua situazione è molto particolare: difatti, la zona occidentale, che è quella che risulta essere più esposta ai venti caldi e alle tempeste di sabbia provenienti dal Sadarac, è anche quella che è più ricca a livello di risorse idriche. Per quanto l'immenso deserto alle porte della Satrapia abbia finito per rendere quasi del tutto arida la regione tra il Porto di Trofer e l'accampamento di Sadarac II, il Fiume della Salvezza, così soprannominato fin dai tempi del Regno di Otsu, non ha mai subito forti conseguenze e rappresenta una ricchezza non indifferente, dato che è uno dei pochi fiumi nell'Impero a essere navigabile anche da imbarcazioni di media stazza.
Considerata tale condizione, tutta la zona adiacente al fiume è economicamente ricca e, oltre ad aver permesso a molti agricoltori e contadini indipendenti di sopravvivere, ha generato una forte classe di mercanti e commercianti che ha finito per sfidare apertamente la presunta supremazia della nobiltà imperiale. Il latifondo di natura aristocratica, d'altra parte, è incontestabile in tutte le regioni orientali, almeno fino alla Shoiu, Mulsique, che finisce per creare una, seppur teorica, linea di demarcazione.
Infine, è importante tenere a mente che la Satrapia del Deserto è l'unica che contempla famiglie nobiliari non soppiantate o eliminate dall'aristocrazia bavariena, e dunque imperiale; dalla conquista del Regno di Otsu, le Quattro Famiglie Protettrici sono sopravvissute, si sono integrate e hanno creato una propria area di influenza e di indipendenza. Inoltre, da gran parte della popolazione locale sono amate e rispettate.
Nell'ultimo secolo, tuttavia, un'infida decadenza ha colpito l'unico lignaggio così antico da rivaleggiare con quello delle Dodici Famiglie...



Sul nome della Satrapia si potrebbero raccontare alcuni particolari, ma, come per la traduzione "Satrapia", simili dettagli saranno rivelati in altre... "occasioni".
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mercoledì 10 gennaio 2018

"Espiazione", 1a Parte

“«Perlustrare tutta la villa e i sotterranei. Passare dalle aree più esterne fino a convergere alla Dovnus[1]. Eliminateli tutti.»”


Avrebbe voluto dare altri ordini. Avrebbe voluto fermare ogni cosa. Fermare il tempo, tornare indietro e impedire che tutta quella follia si spargesse. Non era riuscito a fare nulla, nulla! Era un mago e gli dei lo beffavano facendolo sentire impotente.



«Ci muoveremo lungo l’ala sinistra. La tua squadra, Venrius, si occuperà di scendere lungo i sotterranei. Master Lenu, ha inviato gli ordini?» chiese il Tanreal[2] dai folti baffi e dai capelli bianchi.



«Come avete disposto, Tanreal Aleune. Le altre squadre sono già in movimento» gli rispose, irrigidendosi e stringendo in una morsa serrata i pugni.


«Allora muoviamoci. Non abbiate pietà.»

Lenu pose il palmo della mano destra sul muro bianco illuminato dalla luce della luna. Alla vista della sua ombra ebbe un’esitazione. Tutto era nato da una bizzarra quanto nebulosa idea, lo spettro di buoni propositi.
Concentrò un po’ di energia e il muro implose verso l’interno. Con una rapida folata di vento, spazzò via il fumo e penetrò nella villa. Ispezionò il corridoio spoglio, illuminato da qualche lucerniere incastonato in fessure apposite sui muri, poi fece segno al Tanreal che non vi era pericolo. La squadra si divise in due: venti con Lenu e il Tanreal, e altri venti con un suo compagno Master e Venrius. Quando voltarono all’angolo, furono raggiunti da alcune guardie armate. Ne colpì due, rapidamente e impedendogli qualunque movimento con le lance che avevano. Trovandosi nel mezzo di altri cinque guerrieri, ringraziò la sua meticolosità: si era munito di una barriera e grazie alla Somagia gli fu facile, in un luogo tanto stretto, avere ragione su quel gruppetto. Solo l’ultimo fu ucciso dai soldati imperiali quando riuscirono a raggiungerlo.
Continuarono ad avanzare tra le ombre della villa e un silenzio agitatore. Si divisero per controllare le varie stanze, controllando persino armadi o mobili che in qualunque modo potessero nascondere qualcuno o peggio, qualcosa. Trovarono altre guardie nei pressi di una scala laterale dalla colorazione scura, quasi nera. Questa volta rimase indietro e lasciò combattere i soldati. Gli ordini erano di preservare le forze per il “vero” combattimento; si immischiò solo quando constatò che i suoi movimenti non avrebbero causato danni o confusione. Due soldati imperiali rimasero a terra, ma il Tanreal non se ne curò. Quella missione era stata scelta volontariamente da tutti i suoi membri. Nessun corpo avrebbe mai avuto un Rito di Ascensione. Una volta avuta la certezza dell’avvenuto sterminio, tutto sarebbe stato dato alle fiamme. Non si poteva rischiare di macchiare l’onore delle Dodici Famiglie.
Improvvisamente un’esplosione sconvolse una delle tante sale adibite ai pasti, da cui Master Lenu e il Tanreal si stavano per spostare dopo aver controllata. La mobilia, il lungo tavolo lucido, il braciere appeso al soffitto e ardente, gli affreschi che caratterizzavano le due pareti laterali e più lunghe andarono distrutti. Rimase qualche maceria e il rischio concreto di star per essere sepolti vivi.

«Nemici?! R-rapporto sulla situazione» sbraitò il Tanreal, tossendo, dopo aver corso il concreto e vicinissimo pericolo di finir stritolato dal secondo piano della villa.

Master Lenu cercò di far luce nell’oscurità totale che si era generata, ma per quanto provasse le polveri e il fumo rendevano precaria la sua visione. Fu il singulto di un soldato ad attirare la sua attenzione: si voltò a destra e notò subito una figura ammantata da una tunica bianca e nera senza maniche, dai capelli diradati e dallo sguardo vuoto, inespressivo. Stava per colpirlo con una sfera d’energia. Ringrazio il Dio Sole per averlo trattenuto in tempo.

«Ma che diamine ti salta in mente, Ognan! La villa deve essere distrutta dopo aver controllato che siano tutti morti. Non puoi agire di tua iniziativa in questo modo!» gridò il Tanreal, decisamente contrariato.

«Le chiedo perdono. Siamo stati circondati da un massiccio assembramento di… nemici. Per difendere la mia squadra sono stato costretto» disse, chinando il busto, con un tono così sottomesso e neutro da sembrare quasi imbarazzante.

«Dice il vero, Tanreal!» strepitò una voce dal corridoio che tra le macerie si era formato.

«Erts, in quanti siete rimasti?»

«I nemici erano quasi una quarantina e hanno cercato di accerchiarci facendo uso dei vari androni e delle stanze. Siamo solo in cinque.»

«Allora vi unirete a noi. È tempo di smetterla di perdere tempo. Ci dirigiamo alla Dovnus.»

Provò un brivido. Si era preparato per quel momento. Si era detto centinaia e centinaia di volte che quanto stava facendo era l’unica cosa che ormai era possibile da perseguire. Non poteva avere esitazioni.
L’uomo dalla veste bianca e nera e dalle mani congiunte gli passò accanto. Riprese a camminare nelle “retrovie”, lanciando sguardi carichi di tensione ovunque. In particolar modo all’agente del Token-Akrusteir. Era rinomato, ma mai lo aveva visto dal vivo. Aveva sentito che si fosse proposto esplicitamente. Poteva immaginare quale fosse il motivo, ma guardandolo in quel momento stava riconsiderando le sue ipotesi. Non sembrava un uomo in procinto di vendicarsi o, peggio, di tradirli. Era calmo, placido. In un certo senso, quasi assente.

“Provi forse vergogna per i crimini della tua Famiglia? Oppure stai semplicemente evitando di pensarci?”

Il “Relurg Estran”[3], così lo chiamavano. Si diceva che non avesse bisogno di muovere un muscolo, che durante un combattimento rimanesse a mani giunte, come se stesse sussurrando a qualche divinità e che, proprio rimanendo totalmente impassibile, annientasse il nemico. Lo aveva immaginato più robusto e più alto e, invece, si era trovato davanti un uomo di mezza età dal volto pallido, a piedi nudi e dai calzoni lacerati. Non riteneva possibile che delle dicerie potessero alimentare e mantenere nella sua posizione un agente del Token-Akrusteir, quindi, suppose che quell’aspetto noncurante volesse solamente far abbassare la guardia agli avversari.

[...]



Ed è così che si ritorna dalle vacanze natalizie, con un racconto denso di malinconia e sofferenza. Questa "cronaca" ha un legame ben stretto con la Storia principale, sia perché rispetto ad altre è più vicina temporalmente, sia perché gli effetti di quanto accadrà saranno pesanti per l'Impero. Data la sua lunghezza, sarà diviso in almeno quattro parti, quindi aspettatevi di tutto!
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A presto e stay tuned 😁😉.


[1] Il “Nucleo”, o anche il “Cuore”, è il fulcro delle ville che ospitano gli Iundar delle Dodici Famiglie. Solitamente si trovano al centro della struttura stessa, protette da spesse mura e da guardie specializzate, in alcuni casi anche da Master assoldati dalla nobiltà: al loro interno vi sono non solo i cimeli, ma anche gioielli, ricchezze, beni di ogni tipo e, cosa non meno importante, registri, cronache, genealogie e segreti della Famiglia.

[2] È un termine con ci si rivolge al capitano di un Manipolo.


[3] “Combattente Pregante”.