mercoledì 23 agosto 2017

"Storia di una locanda", 1a Parte



“Ero un giovane uomo quando giunsero più di vent’anni or sono. Non ebbero un caloroso benvenuto, raramente gli stranieri ce l’hanno. Gran parte di noi sono restii ad accettare gente proveniente da lontano, da luoghi sconosciuti o pericolosi. E questo vale per gli uomini tanto quanto per le donne e per i bambini. E io che ero cresciuto nella piccola cittadina dove mia madre mi aveva allevato non ero da meno.

Si stabilirono inizialmente in un casale mezzo distrutto al ridosso del cancello settentrionale. Per giorni e giorni nessuno li vide: alcuni dicevano che il padre avesse ammazzato le figlie e fosse impazzito, altri ridacchiavano e chiacchieravano sul fatto che con le figlie, in realtà, si stesse solo ‘divertendo’ un po’. Fu Elys e altre donne, madri di bimbi ancora piccoli, a convincere alcuni di noi a fare un reclamo ufficiale alla guardia cittadina. Farsi spaventare da inutili dicerie era un’idiozia e tale mi sentii quando il Darglain[1] ci rassicurò con una rapida e seccata spiegazione sul funzionamento della barriera e sull’impossibilità che atti simili si compiessero all’interno dei suoi confini. La questione si dissolse con il tempo.

Fu con stupore che, tempo dopo, la notai la prima volta: sebbene ancora malandato e poco illuminato, rimasi comunque colpito dall’insegna che comparve improvvisamente, appesa a una trave barcollante del casale. Pochi giorni dopo cominciai a intravedere i primi avventori e, in un caso, qualche soldato che, forse, stava controllando la situazione. Rimasi lievemente sconcertato, per non parlare della reazione di Elys: una locanda a Roc Sym? Non aveva molto senso e le poche che avevano provato in passato avevano chiuso in poco tempo. Erano sempre state poche le persone cadute preda dell’alcool o di strane sostanze nella nostra cittadina. Purtroppo vi era nata gente peggiore… E in ogni caso, che cosa voleva significare ‘Joker Roc’? Parole senza senso per una locanda che non aveva senso di esistere in un borgo come il nostro.

Fu il caso a farmi cambiare idea: un giorno, mentre tornavo dai campi, dopo che, passati mesi e mesi, le dicerie intorno alla ‘novità’ che ci aveva investito si erano dissipate, assistetti a una scena che non dimenticai facilmente.


«Sparisci dalla mia locanda, pezzente!»


Lo vidi volare fuori dal locale, cadendo a terra. Non lo riconobbi subito e, inizialmente, pensai semplicemente di andarmene. Fu quel vecchio a fermarmi: non avevo mai visto quei famigerati stranieri, ma ne rimasi deluso. Non so bene cosa mi aspettavo, ma in quel momento decisi di rallentare la mia andatura.


«Ma comue cazze ti permettiu?» aveva urlato il barcollante e urlante uomo caduto rovinosamente a terra pochi attimi prima, mentre tentava di rialzarsi.


Lo riconobbi. Purtroppo compresi la situazione e fui tentato di allontanarmi rapidamente. Furono le parole del suo interlocutore a trattenermi.

[...]




Questo racconto, in realtà, non offre grandi sviluppi o rivelazioni sulla trama principale, ma permette di avere uno sguardo sul passato di alcuni personaggi marginali, come Temer, il padre di Sefer, e su alcune "piaghe" che attanagliano l'Impero.
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A presto e stay tuned 😁.






[1] “Protettore”; si occupano della sicurezza in borghi che hanno qualifiche di un certo livello. Devono sottostare agli ordini di un Ver-dargar.

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