mercoledì 26 luglio 2017

"Il Sogno del Conquistatore", 2a Parte


«Procedete» strepitò una voce cavernosa dall’interno.

Le porte si aprirono. Vi entrò rapidamente, passando per un piccolo, breve e tenebroso corridoio e accedendo subito in un’ampia sala in cui vi era un grande tavolo quadrato, con una piccola sporgenza, e quattordici sedie; a destra, verso l’interno vi era un drappo dal colore rosso che recava l’immagine di un rapace incoronato e, poco sotto, di due spade incrociate; a sinistra, verso l’esterno, vi era un balcone, il cui ingresso era in quel momento coperto da pregiati tendaggi.
Il Re, Vedrec I, era seduto a capo di quella tavola, proprio dove si creava la sporgenza, unico punto in cui la forma quadrata si spezzava. Evansburg aveva ripreso molti tratti da parte del padre: il viso duro e arcigno, la capigliatura di un colore nero corvino e un corpo prestante e robusto. Suo padre stesso, però, era solito soffermarsi sui tratti che aveva ereditato da sua madre: gli occhi scuri ma profondi e densi di emozioni e turbamenti e la bocca sottile ma tagliente.

«Padre. Vostra Maestà» proruppe solennemente il Dragh, omaggiando il Re con un profondo e elegante inchino.

«Figlio. Vieni, avvicinati» esclamò Vedrec, voltandosi verso di lui per poi tornare a guardare qualcosa davanti a sé.

Si avvicino al seggio leggermente rialzato e, dato il silenzio di suo padre, si girò anche lui a osservare l’arazzo che si trovava poggiato al centro di quella tavola: era stilizzata, probabilmente solo vagamente precisa, ma la mappa del regno, dei suoi confini e dei popoli vicini era facilmente distinguibile; qua e là, in vari punti, vi erano delle grosse e rettangolari pedine in legno su cui vi erano incisi delle lettere che da quella distanza non riusciva bene a leggere.

«Onorabile Padre, qualcosa vi tur… ?»

«Da più di vent’anni cerco di assicurare le piane occidentali al nostro dominio e ancora oggi questo obiettivo continua a sembrarmi distante. Probabilmente sto diventando troppo vecchio per certe cose… Dimmi, Evansburg, come prenderesti Guldraos?»

Rimase stupefatto. Mai, nei suoi seppur brevi sedici anni di vita, lo aveva interpellato per questioni militari. Quantomeno non in quel modo, come se fosse disperato e in cerca di una soluzione che non riusciva a trovare. In ogni caso, lasciò poco spazio alla sorpresa; prese coraggio e dopo aver guardato per un certo lasso di tempo l’arazzo esclamò:«Forzando il nemico a uscire dalle mura».

«Come?» chiese il Re, incuriosito da quella affermazione.

«Dalle ultime informazioni che abbiamo acquisito, sembra che la Druvan-roufren usi Dancreas[1] per rifornire il nostro nemico di uomini e rifornimenti. Ci basterà fingere di voler assediare la città. I guldraoni, impauriti dalla possibilità che possiamo tagliarli fuori dalle loro amate vettovaglie, correranno a respingerci. A quel punto sarà necessario tenere impegnato il loro esercito, mentre le nostre forze principali assedieranno Guldraos. Se saremo fortunati e sapremo isolarli per bene dalla loro città, potremo addirittura impaurirli a tal punto da indurli a rimanere a protezione di Dancreas per un certo periodo.»

«E cosa ti fa credere che saranno tanto sciocchi da lasciare la loro adorata città senza protezione?» lo interpellò, visibilmente colpito.

«Oh, questo perché» e mentre parlava si voltò verso il padre con un ghigno sul volto «ci sarà l’odiato principe, erede dei Dragarsc a comandare il finto assedio. Appena giungerà loro tale notizia, si catapulteranno contro di noi. E quello sarà il loro ultimo e fatale errore.»

«Vorresti mettere a tal punto in pericolo la tua vita? Quel Desfur, il rampollo della Famiglia Ura, con cui nell’ultimo periodo ti intrattieni spesso, ti ha messo in testa idee ardimentose, figlio mio.»

«In realtà, la parte in cui sono io ad adescare il nemico è una mia idea. Ah, e anche l’idea di spingere una dresma[2] a razziare i villaggi nelle vicinanze del Forte di Sullvan[3] per aizzare la lega è mia.»

Evansburg ricordò a lungo lo sguardo penetrante e silenzioso che suo padre gli rivolse in quel momento. A differenza di sua madre e di lui stesso, i suoi occhi non erano espressivi e nascondevano nel loro verdeggiante colore le emozioni e i segreti che contenevano. Intuì, ma non ne fu mai certo completamente, solo più tardi cosa potesse significare, cosa vi si celasse.

«Figlio… quale determinazione brucia nei tuoi occhi? Per quale scopo?» chiese Vedrec, continuando a fissarlo.

“Quale… scopo? Il mio unico desiderio è sempre stato, prima di tutto, quello di compiacervi padre; di essere degno di voi e del retaggio che porto. La mia determinazione è semplicemente al servizio del nostro popolo e del nostro regno. Per l’onore dei Dragarsc, Dominatori di Eus[4] e di Ausghend, la mia unica ambizione è… “

Non disse nulla di tutto ciò. Rimase in silenzio. Solo dopo aver osservato per un tempo immemore la fievole luce che riusciva a filtrare tra i tendaggi, si decise a rispondere.

«Dominare ogni cosa. Non solo queste quattro città di mentecatti, ma anche il lontano Regno di Otsu, i Barbari del Nord e persino il temuto, seppur fragile, Impero di Ete. Io… io so, sento, che abbiamo la forza per imporci su tutto e tutti. Quel destino è semplicemente davanti a noi. Dobbiamo solo avere la forza e il coraggio di afferrarlo.»

«Tu… tu vorresti… ?»

Vedrec lo vide voltarsi verso di lui e guardarlo negli occhi. Vi lesse tutto. Il “mondo” che immaginava e che sognava, il futuro che, forse, avrebbe avuto. Non vi era limite in quel desiderio che, tuttavia, non era bramosia, ma semplice convinzione.

«Arriverà il giorno, mio amato e onorevole padre, in cui il nostro nome risuonerà per tutte le terre conosciute e verrà ricordato per i secoli a venire.»

Un lieve sorriso increspò il suo volto. Fino a quel momento non se n’era ancora accorto, ma suo figlio era pronto per essere regnante.
Il Sogno del Conquistatore sorse quel giorno.




Questo fu il preludio alla conquista di Ethusa. Siamo ben lontani dall'Impero e, anche se in pochi anni, molto sangue fu versato per raggiungere l'unificazione.
Il prossimo racconto riguarderà Roc Sym, la cittadina natale di Sefer, la cui fondazione e storia è più "particolare" di quanto si pensi...
Per qualunque domanda o confronto potete lasciare un commento sulla Pagina Facebook Gli Annali della Caduta oppure direttamente qui sul blog. 
A presto e stay tuned 😁😉.




[1] È una città-stato di dimensioni ridotte situata più a nord rispetto a Guldraos.

[2] Nel Regno di Bavarie, le dresme sono i raggruppamenti più esigui e basilari. Sono formati, spesso, da al massimo una cinquantina di soldati.

[3] Antica fortezza che è a guardia dell’unico ponte sul Fiume della Nascita. Si trova agli estremi confini del regno.


[4] È la città “Soprastante la terra ma Sottostante i Cieli”. Secondo il mito è una città che un tempo si ergeva sui picchi delle Cime Tempestose e da cui discesero i Dragarsc.

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